Come i dati empirici della natura e del vivere sociale si tramutino, in certi determinati tempi e in certe determinate disposizioni etniche, passando per il crogiuolo di una specificata fantasia, in persone, in iddii, in angeli, in demoni, e poi in attributi, emanazioni, e ornamenti di queste stesse personificazioni, e da ultimo in entità astratte e metafisiche come il logos, l'infinita bontà, la gomma giustizia e così via - non è cosa sempre facile d'intendere a pieno. In cotesto campo di derivata e complicata produzione psichica, siam molto lontani da quelle condizioni elementarissime, nelle quali, con l'osservazione e con l'esperimento c'è per es., lecito di seguire il sorgere e lo svolgersi delle prime sensazioni da un estremo all'altro, ossia dagli apparati periferici fino ai centri cerebrali, nei quali l'eccitazione e le vibrazioni si tramutano in noto alla coscienza, cioè dire in coscienza.
Ma è forse cotesta difficoltà psicologica un privilegio delle credenze cristiane? Non è essa propria del generarsi di tutte le credenze, e ideazioni mitiche e religiose? Ci son forse più chiare le creazioni tanto originali del primissimo buddhismo, e quelle più di seconda mano, e quasi sincretiche del maomettanismo? E risalendo poi in là da questi sistemi delle grandi religioni, ci sono forse chiari e trasparenti a prima vista i procedimenti della fantasia nella creazione dei miti elementarissimi dei nostri protopadri ariani? Ci è proprio facile di renderci conto per filo e per segno di tutte le transizioni occorse alla fantasia di tante generazioni, attraverso tanti secoli, perché il pramantha, ossia il bastone da suscitare il fuoco fregandolo ed agitandolo in altro legno, si svolgesse poco per volta nell'eroe Prometeo?
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Prometeo
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