Antica la sentenza: di valore perpetuo l'enunciato!
X.
Resina (Napoli), 15 settembre '97
Caro Sorel,
Nel rileggere, nel rivedere, nel ritoccare - giacché ho fatto disegno di darle alle stampe - le lettere, che io v'andai scrivendo dall'aprile al luglio ultimi, m'è parso formino come una certa tal quale serie, e nel tutt'insieme dicano qualcosa. Di certo i pensieri di semplice accenno, gli enunciati appena appena sviluppati, le osservazioni il più delle volte incidentali, e le bizzarre critiche disseminate qua e là, -. tutte le cose, insomma, che mi venne di dire, nel modo che è proprio di chi scriva currenti calamo, assumerebbero ben altra forma, entrerebbero in tutt'altra disposizione, passerebbero per una nuova e meditata elaborazione, se io avessi in animo di comporre un libro degno d'un titolo altisonante come, per es.: Il socialismo e la scienza; o Il materialismo storico e l'intuizione del mondo, e così via. Ma, come io, nel conversar con voi a distanza, ho usato in larga misura delle libertà che son proprie della facoltà discorsiva, così, ora che mi son risoluto a raccogliere quelle fugaci lettere nella forma d'un libercolo, imporrò a questo un modesto ed appropriato titolo di: Discorrendo di socialismo e di filosofia, Lettere a G. Sorel.
Devo agl'insistenti consigli del mio amico Benedetto Croce, di commettere cotesto nuovo peccato di letteratura minuscola. Questo mio benedettissimo amico è diventato il mio tormento e la mia croce. Dacché lesse quelle lettere, non m'ha dato più pace; e ha voluto gli promettessi di renderle pubbliche, nella forma di un opuscolo.
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