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      (42) Per tacere delle grandi difficoltà che c'è a trattare, con intenti obiettivi, e con criterii non desunti dai soli impulsi della personale opinione, la storia attuale di qualunque paese; nel caso speciale d'Italia bisognerebbe risalire fino al secolo XVI, quando l'iniziale sviluppo dell'epoca capitalistica - che qui avea sede principale - fu spostato dal Mediterraneo. Bisognerebbe arrivare, attraverso alla storia della successiva decadenza, alle premesse positive e negative, interne ed esterne, delle presenti condizioni d'Italia. Non occorre io dica che le mie forze sarebbero impari all'impresa; perché non avrei la più lontana tentazione di misurarmici, a proposito e nella occasione di un discorso familiare, come è questo. Chi un simile studio sapesse concretare in un libro, potrebbe dire d'aver concorso ad esprimere, in forma riflessa, la presente situazione, e l'attuale coscienza degl'italiani(43). Qui da noi si è spesso assai ciecamente ottimisti o ciecamente pessimisti, nel senso che si dà dai non-filosofi a coteste parole; specie perché in Italia c'è una grande ignoranza del vero stato degli altri paesi, cosicché molti le condizioni indigene valutano, non alla stregua comparativa e pratica dell'ora presente, ma ad una tutta ideale, ipotetica, e spesso utopistica. Ed è singolare il caso, che qui da noi, in tanto risorgere delle scienze della osservazione nel campo della natura - le quali scienze vengono veramente coltivate con intenti particolaristici e dirò antifilosofici - sia così scarso l'intelletto positivo delle cose sociali attuali, mentre è così stragrande in questo paese stesso il numero dei sociologisti, che somministrano definizioni ai sitibondi di verità. Ma si sa, i sociologisti hanno in tutto il mondo una certa curiosa antipatia per gli studii della storia; che poi sarebbe, secondo il senso dei profani, quella tal cosa nella quale la società s'è svolta.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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