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      Pochi, in conclusione, vedon chiaro in questa circostanza di fatto; che, cioè, la borghesia italiana, la quale è già oggetto, come in ogni altro paese, alle ire, e agli odii degli umili, dei manomessi, degli sfruttati, e per un altro verso è stretta e premuta dal popolo minuto, è essa stessa in se stessa instabile, inquieta, incerta, perché l'è impedito di mettersi alla pari con quella degli altri paesi, nel campo della concorrenza. Per questa ragione, come per l'altra, che dall'altro lato essa ha il papa(44), con quel suo non indifferente bagaglio di cose, che solo i teorici dell'utopismo liberalesco proclamano trapassate per sempre, questa borghesia, che deve ancora ascendere, è intimamente rivoluzionaria, come direbbe il Manifesto. E come non ha potuto esser giacobina, quanto sarebbe stato il naturale istinto suo, s'è acquetata nella formula del re per la grazia di Dio e della nazione ad un tempo. Non potendo questa borghesia fare assegnamento sul rapido sviluppo di una grande industria, che tarda difatti a venire, e nella conseguente rapida conquista di un grande mercato esterno, dato il progresso lento ed incerto della economia nazionale, per la massima parte agraria, fa la politica mezzana degli espedienti, e consuma nell'abilità l'ingegno. Ecco la parte che fa la flotta italiana da più mesi in Oriente: par la volpe, che, secondo la favola, dichiari immatura l'uva che non può afferrare; ma questa volpe qui, con divario da quella della favola, si trova tra altre volpi, che l'uva afferrata custodiscono, o dell'uva stanno per afferrare!


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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