La pratica dei partiti socialistici, a confronto d'ogni altra politica fino ad ora esercitata, è ciò che più risponde, non dirò alla scienza, ma ad un procedimento razionale. È la dura prova di una costante osservazione, e di un adattamento da tentar di continuo; - è la dura prova d'indirizzare sopra una linea di moto unitario le tendenze, spesso difformi e spesso antagonistiche, del proletariato; - è lo sforzo di condurre ad esecuzione dei disegni pratici col sussidio della chiara visione di tutti i rapporti che legano, con complicatissimo intreccio, le varie parti del mondo in cui viviamo. E se cosi non fosse, per che ragione e a che titolo si parlerebbe del vantato marxismo? Se il materialismo storico non regge, vuol dire che l'aspettativa del socialismo è caduca, e che il nostro pensiero della società futura è creazione da utopisti!
Pur troppo gli è vero, in fatto, che in tutto il socialismo contemporaneo c'è sempre latente un certo che di neoutopismo(46); come è il caso di coloro, che, ripetendo di continuo il dogma della necessaria evoluzione, questa poi confondon quasi con un certo diritto ad uno stato migliore, e la futura società del collettivismo della produzione economica, con tutte le conseguenze tecniche e pedagogiche che dal collettivismo risulterebbero, dicono che sarà perché deve essere, - e quasi dimenticano, che cotesto futuro devono pur produrlo gli uomini stessi, e per la sollecitazione dello stato in cui sono, e per lo sviluppo delle attitudini loro. Beati costoro, che il futuro della storia e il diritto al progresso misurano quasi alla stregua di un certificato di assicurazione su la vita!
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