Ora tutti quegli involucri furon lacerati, compresa la religione delle idee, come dicon quelli che usano un gergo da ipocriti, per mostrare una certa superstiziosa reverenza per la religione degli altri. Ora, presentemente, non è lecito di essere utopisti, se non ai soli imbecilli. L'utopia degli imbelli, o è cosa ridicola, o è dilettanza da letterati che vadano visitando quel falansterio di ninnoli di cui è architettore il Bellamy. Quell'umile Marx, tutto prosa di scienza, andò raccogliendo modestamente nella società presente i primi indizii delle transizioni a quella che diverrà, come per es., il sorgere delle cooperative (vere!) in Inghilterra e cose simili, e fu rassegnato (specie nell'opera spesa nella Internazionale) alla parte di ostetrico, che non è proprio quella di un artefice del futuro. Lui ed Engels dissero della società dell'avvenire - data la ipotesi della dittatura politica del proletariato - non sotto l'aspetto intuitivo, del come essa parrebbe a chi la vedesse, ma sotto l'aspetto del principio direttivo della forma, ossia della struttura economica, e segnatamente in antitesi a questa società presente(48).
Del resto, se c'è chi abbia il bisogno di vivere fin da ragazzo nel futuro, come da sentirlo e da provarlo su la propria pelle; e, papeggiando in nome delle idee, voglia investire dei loro diritti e doveri i componenti la società dell'avvenire - s'accomodi pure. Permetta quindi a me, che pure ho un qualche diritto d'inviare la mia carta di visita ai posteri, di esprimere la speranza, che quei del futuro, non trasumanati tanto da non esser più comparabili a noi del presente, serbino tanto della gaia dialettica del ridere, da farsi beffe umoristicamente dei profeti dell'oggi.
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