Come potrebbe mai l'astronomo impedire che la gente parli del sole, che sorge, e tramonta? Caso mai potrei rimandare, in via analogica e in linea approssimativa, ai capp. VI e VIII del mio Materialismo storico: ove pian piano si dimostra come i fattori, indispensabili alla cognizione empirica ed immediata, a un certo punto si trasformino, o in aspetti o in momenti (secondo i casi) di un complesso conoscitivo unitario. Ma, domando io per la più spiccia, come mai colui che abbia il cervello ancor chiuso in tali strettoie della logica dell'immediato intendimento empirico, fa poi ad abbordare proprio il problema del marxismo, che è, o almeno (per usar cortesia agli avversarii) pretende di essere al di sopra di tali volgari distinzioni? Non è questo un combattere ad armi troppo disuguali? Inviterei quasi quasi il Croce a rifar la prova della sua arte critica in altro campo di studii, a leggere sbrigativamente un trattato di Energhetica - quello per es. recente dell'Helm - di mandare al diavolo tutti gli Helmoltz e i R. Mayer di questo mondo, per rimettere in onore, secondo il senso comune, la luce che è sempre luminosa, ed il calore che è sempre caldo.
Ma donde il Croce - e proprio nell'atto che s'occupa di Marx! - trae la persuasione, che oltre alle varie economie succedutesi nella storia, rispetto alle quali l'economia capitalistico-industriale è, per così dire, un caso particolare (ma è quel caso, si noti, che solo fino ad ora ha la sua teoria, e questa esiste in molte varianti di scuole e sottoscuole), ci sia poi una economia pura, che da sola dà luce e indirizzo generale d'interpretazione a tutti questi casi, o, diciamo meglio, a tutte queste forme di prosaica esperienza?
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