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      Ora, se nel valor delle merci non v'ha che lavoro, se la merce null'altro è che lavoro conglutinato, evidentemente essa deve spettare nella sua totalità al lavoratore, e nessuna sua parte deve venire appropriata dal capitalista. Se dunque l'operaio non percepisce nel fatto che una parte del valore da lui prodotto, ciò non può essere che il risultato di una usurpazione". Così Loria a pag. 462 della "Nuova Antologia", febbraio 1895, nel noto articolo: L'opera postuma di Carlo Marx. Cito queste parole, che non sono le sole che il Loria abbia scritto di egual calibro e misura, unicamente per dare un esempio del come si possa fare una libera versione di Marx in stile alla Proudhon. E su tali libere versioni si formarono i cacasenno dal 70 all'80, cui accenno in seguito.
      (8) Ne fu testimone diretto il russo Annencoff, che più tardi ne riferì, come di tante altre cose relative a Marx, nella "Vjestnik Ievropy" nel 1880 (cfr. la riproduzione nella "Neue Zeit", maggio 1883).
      (9) Ciò che io scrivevo nel maggio 1897, non fu certo smentito dai moti italiani del maggio 1898. Quei moti non furono l'opera di alcun partito, anzi furono un vero caso di anarchia spontanea.
      (10) Già molto prima che i simbolismi e le analogie organiche venissero di moda nella sociologia, io mi trovavo di aver criticata cotesta curiosa tendenza in un articolo-recensione della Psicologia sociale del Linder ("Nuova Antologia", dicembre 1872, pp. 971-98).
      (11) Nell'articolo intitolato: Programm der blanquistichen Kommüne-Flüchtlinge, apparso nel "Volksstaat", n. 73, e poi riprodotto a pp.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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