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      A tutti quelli fra noi, cui prema e giovi di possedere la piena consapevolezza dell'opera propria, occorre di tornare più volte col pensiero su le cause e su i moventi, che determinarono la genesi del Manifesto, in quelle circostanze in cui esso per l'appunto apparve, e cioè alla vigilia della rivoluzione, che scoppiò da Parigi a Vienna, da Palermo a Berlino. Soltanto per cotesta via ci è dato di trarre dalla stessa forma sociale, nella quale ora noi viviamo, la spiegazione della tendenza al socialismo; e di giustificare in conseguenza, per la stessa presente ragion d'essere di tale tendenza, la necessità del suo effettivo trionfo, del quale facciamo tuttodì il presagio.
     
     
      Quale è, in fatti, se non questo, il nerbo del Manifesto; o la sua essenza, e il suo carattere decisivo?1
      Sarebbe cosa vana, invero, il voler ciò ricercare invece nelle misure pratiche, che ivi son suggerite e proposte in fine del Capo secondo, come adottabili nella eventualità di un successo rivoluzionario del proletariato, o nelle indicazioni di orientamento politico, rispetto agli altri partiti rivoluzionarii di allora, che trovansi al Capo quarto. Coteste indicazioni e cotesti suggerimenti, per quanto apprezzabili e notevoli nel tempo e nelle circostanze in cui furon formulati e dettati, e per quanto soprattutto importanti per giudicare in modo preciso dell'azione politica che i comunisti tedeschi spiegarono nel periodo rivoluzionario del 1848-50, non costituiscono oramai più per noi un insieme di vedute pratiche, per rispetto alle quali ci tocchi di deciderci, pro o contro, in ogni caso e ricorrenza.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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