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      Anzi quei comunisti, pur dichiarando, con esibizione di fatti che hanno forza di argomento e di prova, che i proletarii fossero oramai destinati a far la parte di sotterratori della borghesia, a questa rendevano omaggio, come ad autrice di una forma sociale, che è in estensione ed in intensità uno stadio notevole del progresso umano, e che sola può far da arena alle nuove lotte promettenti esito felice al proletariato. Necrologia di stile così monumentale non fu mai scritta. Quelle lodi rese alla borghesia assumono una certa originale forma di umorismo tragico, e son parse ad alcuno come scritte con intonazione da ditirambo.
      Nondimeno quelle definizioni negative ed antitetiche delle altre forme di socialismo allora correnti, e poi dopo, e fino ad ora, spesso ricorrenti, per quanto inappuntabili nella sostanza, nella forma e nello scopo cui mirano, né pretendono di essere, né sono, la effettiva storia del socialismo, e non recano, né la traccia, né lo schema di questa, se altri voglia scriverla. La storia, in vero, non poggia su la differenza di vero e di falso, o di giusto e d'ingiusto, e molto meno su la più astratta antitesi di possibile e di reale; come se le cose stessero da un canto, e avessero dall'atro canto le proprie ombre e fantasmi, nelle idee. Essa è sempre tutta d'un pezzo, e poggia tutta sul processo di formazione e di trasformazione della società: il che è da intendere in senso obiettivo, e indipendentemente da ogni nostro soggettivo gradimento o sgradimento. Essa è una dinamica di genere speciale; se così piace ai Positivisti, che di tali espressioni tanto si dilettano, e spesso non vanno più in là della parola nuova che mettono in giro.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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