A tale stregua il Manifesto ci ridà la storia interna della sua origine, che al tempo stesso ne giustifica la dottrina, e ne spiega il singolare effetto e la maravigliosa efficacia. Senza perderci in molti particolari, ecco le serie e i gruppi di elementi, che, raccolti e trasformati in quella rapida e calzante sintesi, vi rappresentano come il nocciolo d'ogni ulteriore sviluppo del socialismo scientifico.
La materia prossima, diretta ed intuitiva è data dalla Francia e dall'Inghilterra, che avean già messo sulla scena politica di dopo il 1830 un movimento operaio, il quale a volte si mescola e a volte si distingue dagli altri movimenti rivoluzionarii, corre per gli estremi dalla rivolta istintiva al disegno pratico del partito politico (p e. la Carta, e la democrazia sociale), e genera diverse forme temporanee e caduche di comunismo, o di semicomunismo, come era quello che allora chiamavasi socialismo.
Per riconoscere in tali moti, non più la fugace apparizione di turbamenti meteorici, ma il fatto nuovo della società occorreva una teoria, che non fosse, né un semplice complemento della tradizione democratica, né la soggettiva correzione degl'inconvenienti oramai riconosciuti della economia della concorrenza: le quali due cose passavano allora, come è noto, per la testa e per le bocche di molti. La nuova teoria fu appunto l'opera personale di Marx e di Engels; i quali trasferirono il concetto del divenire storico per processo di antitesi, dalla forma astratta, che la dialettica di Hegel avea per sommi capi e negli aspetti generalissimi già descritta, alla spiegazione concreta delle lotte di classe; e quel movimento storico, che era parso passaggio di una in altra forma di idee, per la prima volta intesero come transizione da una in altra forma della sottostante anatomia sociale, ossia da una in altra forma della produzione economica.
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