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      Ecco tutto1.
     
      Né il Manifesto volle esser altro e di meglio, se non il primo filo conduttore di una scienza e di una pratica, che la sola esperienza e gli anni poteano e doveano sviluppare. Ciò che esso reca intorno al generale andamento del moto proletario concerne, dirò così, il solo schema e il solo ritmo. In ciò si riflette, senza dubbio, l'impressione che produceva allora su i comunisti la esperienza dei due movimenti, che appunto cadevano sott'occhi; quello di Francia, cioè, e soprattutto il cartismo, che a breve andare fu colto da paralisi per la non accaduta manifestazione insurrezionale del 10 aprile 1848. Ma in tale schema non è nulla di idealizzato, che poi si converta in una tassativa tattica di guerra; come più volte era difatti accaduto, che i rivoluzionari riducessero in anticipato catechismo ciò che non può essere se non un semplice portato dello sviluppo delle cose.
      Quello schema è diventato poi più vasto e più complesso, grazie all'allargarsi del sistema borghese, che tanta più parte di mondo ha investito e comprende. Il ritmo del movimento è diventato più vario e più lento, appunto perché la massa operaia è entrata su la scena come vero e proprio partito politico; il che, cambiando i modi e le scadenze dell'azione, ne cambia le movenze.
      Come, innanzi al perfezionamento delle armi e degli altri mezzi di difesa, la tattica delle sommosse è apparsa inopportuna; - come la complicazione dello stato moderno fa apparire insufficiente la improvvisata occupazione di un H(tel de Ville, per imporre ad un intero popolo il volere e le idee di una minoranza, sia pur essa coraggiosa e progressiva: - così dal canto suo la massa proletaria non istà più alla parola d'ordine di pochi capi, nè regola le sue mosse su le prescrizioni di capitani, che possano, se mai, su le rovine di un governo di classe o di consorteria, crearne un altro dello stesso genere.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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