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      Non più giacobini, né quelli eroicamente giganti del '93, né quelli in caricatura del 1848!
      Democrazia sociale! - Ma non è questa, si ripete da molti, una evidente attenuazione della dottrina del comunismo, che fu espressa in termini così vibrati e risoluti nel Manifesto?
      Non occorre certo di ricordare, come il nome di democrazia sociale avesse in Francia significati di molto varii fra loro dal 1837 al 1848, che tutti poi si diluirono in un vago sentimento. Né giova di spiegarsi, come i tedeschi sian riusciti a esprimere in tale denominazione, il cui significato nel caso loro è da cercare solo nel contesto del fatto stesso, tutto il ricco ed ampio sviluppo del loro socialismo, dall'episodio di Lassalle, oramai superato ed esaurito, fino ai giorni nostri. Certo è che democrazia sociale può significare, ha significato e significa tante cose, che né furono, né sono, né saranno mai, né il comunismo, né il consapevole avviamento alla rivoluzione proletaria. Certo è del pari, che il socialismo contemporaneo, anche nei paesi dove lo sviluppo suo è più chiaro, preciso e progredito, ha sopra di sé di molta scoria dalla quale deve via via liberarsi lungo il suo cammino; e certo è, infine, che a tanti intrusi e ingrati ospiti fra noi fa da scudo e da coverchio la troppo lata denominazione di democrazia sociale. Ma qui preme di dire ben altro, e di fissare l'attenzione sopra un punto di capitale importanza.
      Conviene innanzi tutto di accentuare la prima parola del termine composto, non già a risolvere ogni questione, ma ad ovviare ad equivoci ed alterazioni.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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