Cosa per se stessa difficile, ma soprattutto in Italia, dove non è tradizione di scuole socialistiche, e dove la vita del partito è così nuova, da non dare per sé esempio istruttivo di formazione e di processo. Ma questo saggio non è la riproduzione di alcuna delle mie lezioni. Le lezioni non sono i libri che servono a farle; né, pubblicando delle lezioni, si fanno per davvero dei libri, nel senso esplicito e pieno della parola.
2 Bisogna insistere sulla espressione di democratica socializzazione dei mezzi di produzione, perché l'altra di proprietà collettiva,oltre a contenere un certo errore teoretico, in quanto che scambia l'esponente giuridico col fatto reale economico, nella mente poi di molti si confonde con l'incremento dei monopoli, con la crescente stratificazione dei servizi pubblici, e con tutte le altre fantasmagorie del sempre rinascente socialismo di stato, il cui segreto è di aumentare in mano alla classe degli oppressori i mezzi economici della oppressione.
1 Pagine 23 in 8° nella edizione originale, London, febbraio 1848, che io devo alla impareggiabile cortesia dell'Engels. Dico qui di passaggio, che ho vinto la tentazione di aggiungere a questo scritto delle note bibliografiche, o di letteratura, o di rinvio, o di citazioni, perché, a mettermi su cotesta via, ne sarebbe uscito un saggio di erudizione, o a dirittura un libro, anziché un opuscolo. Ma il lettore vorrà credermi in parola, che non v'è allusione, accenno, o sottinteso in queste pagine, che non si riferisca a fonti e fatti, attinenti al soggetto, e anzi alla totalità delle fonti e dei fatti.
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