- Oggi che questo mio voto è compiuto, io - già presso ai settant'anni, sprezzando l'umana ingiustizia, posso, con fermo animo, serenamente morire.
Ladenarda
Fatevi intorno a me, imberbi, barbuti e sbarbati adoratori di Gabriele. Io ho oggi bisogno di voi perchè io possa, guidato da voi, accostarmi all'altare del Divo, e perchè mi ajutiate a fargli le riverenze, le genuflessioni e le fumigazioni che da ciascun uomo sono dovute al Superuomo. Io vo' sorpassarvi tutti in devozione, in adorazione e in umiltà verso l'Immaginifico, che, dall'inaccessibile altezza cui si leva col suo minuscolo corpo, ci domina e ci riempie di gaudio e di sgomento insieme, sia che egli pieghi verso di noi il suo capo pelato e luminoso, sia che egli ci parli il Verbo di Androgine, «il più divino degli Adolescenti».
Tutte le mie forze non ad altro mi servono che a trascinare con immensa fatica qualche granello di polvere a cui la mia immaginazione dà il peso di un macigno gigantesco. Quale è la causa della mia impotenza?
Gabriele - (Trionfo della morte).
A questa domanda, che l'Immaginifico fa a se stesso per la bocca di Giorgio Aurispa, suo alter-ego, risponde il presente volume.
INTORNO ALLA NASCITA DEL DIVOI pettegoli della «critica» hanno lungamente discusso intorno alla data della venuta al mondo di Gabriele e intorno al luogo dal quale egli rallegrò il mondo col suo primo vagito, come se il nostro «superuomo» fosse morto. Oh! che sì preziose notizie non potevano, oh! che non possono, anzi, chiederle al «divo» stesso, anzichè gittarsi e smarrirsi in così affannose ricerche?
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