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      E se fosse stato così, certo, una grande perdita avrebbe avuta la réclame, ma una grande vergogna sarebbe stata risparmiata alla nazionale letteratura.
     
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      E narra la cronaca reclamistica che Gabriele o Gabbiele, fattosi giovanetto, «sorrideva colle grazie d'una donna - (ecco perchè la matrina gli aveva fatto dono d'un paio di orecchini di brillanti!) - sicchè tutti i compagni - (in grazia della grazia del suo sorriso di donna) - lo seguivano e gli... ubbidivano.»(1)
      Sì, la matrina, signora Rachele Bucci, che al fonte battesimale tenne, protendendola sulle acque lustrali, la magrolina, bellissima creatura, cui fu imposto il nome di Forza di Dio, offerse alla medesima un ricco paio di orecchini di brillanti. Questo significantissimo dono e il fatto che al battesimo di Gabriele «non ci fu patrino», furono gli eloquentissimi segni che in quella Forza di Dio avrebbe trionfato la femminilità. Il già citato Filippo de Titta, che ci narra di sì belle cose nella Fiaccola di Ortona a Mare, aggiunge: «Non si seppe mai il perchè di questo dono muliebre.» Cioè, non si seppe mai o non si volle mai sapere dagli adoratori del «Divo»; ma il perchè c'è, ed è, che, se non per le ingannevoli apparenze del corpo, certo per le reali qualità dell'anima, Gabriele non era un maschio, ma una femina. Ben è vero che donna Rosalba Rapagnetta, zia del neonato, la quale, dopo attente ricerche, aveva visto e, forse, anche palpato il microscopico segno di una incerta mascolinità, era corsa al fratello gridando: «Con salute e figlio maschio!


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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