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      Che sante collere furono quelle del buttero tradito, quando... - (è lui che lo dice, lo scrive e lo stampa) - ...egli-ella «radunò attorno a sè una volgare compagnia adulatrice di ragazzacci e di impiegati»!
      E fu allora che egli vide «la fanciulla inconsciamente timida, la quale spesso dimenticava di ornarsi il collo con una cravatta», la vide, dico, - e lo dico perchè è lui che lo dice - la vide «addobbata e azzimata e profumata.» - Oh! che non fanno cosi tutte le prostitute?
      «Sotto spoglie così ricercate - (egli scrive con amarezza) - Gabriele mi parve brutto». - Certo, quelle spoglie erano il segno evidentissimo che il suo nuovo mestiere di civetta fruttava bene. In quella vece il buttero platonico, un buttero, cioè, della peggiore specie, lo avrebbe voluto sempre povero per goderselo tutto lui.
     
     *

      Ma, tant'è: solo le sfarzose toilettes (e tutte le donne lo sanno) vantano dei privilegi alla considerazione presso la folla. Le rapide fortune sono quasi tutte dovute alle virtù suggestionanti delle toilettes. Gabriele in giacchettina di piccolo buttero - platonico o no - certo, avrebbe continuato a far girare la testa allo Scarfoglio, al De Renzis e ad altri cosiffatti ammalati del mal della ostentata scapigliatura; ma è certo del pari che quel «piccolino» sarebbe vissuto povero ed oscuro. Ma che farci? Quando si è del sesso e del mestiere delle prostitute, è certo che la giacchettina e il cappellino di cencio e le mani senza guanti non reggono, no, al paragone di una mise à quatre épingles, che ti pone, ipso facto, di pari colla gente di considerazione pel solo fatto che tu sei ben vestito.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Scarfoglio De Renzis