Le unghie dei piedi aveva egli allora rosate - (le ha egli rosate anche adesso?) - e i pollici lunghi e discosti alquanto dalle altre dita come i pollici dei piedi statuarî. - Ed egli rimase in quell'attitudine un istante, con il petto appena mosso dal respiro, mentre a sommo della bocca gli fiorivano le parole, e, quasi direi, gli si disegnavano senza suono: le medesime parole di lode che una donna mormora in segreto alla propria bellezza.... Rimase coś, nella sua semplice perfezione, a rimirarsi estatico.... Il silenzio era altissimo: le lampade ardevano dolcemente, ma egli fortemente ardeva dell'amore di sè stesso.... E, accostandosi, accostandosi al terso cristallo, trattenendo l'olente alito per non offuscarlo, le sue rosse, ben tagliate, tumidette labbra vi si posarono sopra dolcemente, lungamente, baciando. E chi sa? - (ma questo lo dicono i maligni) - tenṭ, ma senza riuscirvi, di accompagnare quel bacio col gesto dell'indegno marito di Thamar.
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Ben gli si vestivano già di biondi leggerissimi peli il labbro e il mento. Ś, certo, non era quello il segno della sua mascolinità? Ma il suo corpo piccioletto, delicato, bellissimo non era, per avventura, quello d'una femina? E non lo aveva amato e non l'amava ancora il buttero platonico solo per questo? E non l'avevano anche per questo abbracciato e baciato, l'un dopo l'altro, gli altri butteri - platonici e non platonici - del Capitan Fracassa? - E penṣ. Penṣ che le sue prevalenti qualità muliebri, le quali, per avventura, erano attraentissime, sarebbero potute essere per lui una forza di seduzione irresistibile e fonte di lauta e clamorosa vita se sapientemente impiegate; e per prima cosa sent́ che gli conveniva romperla col buttero (che lo amava in giacchettina, senza cravatta e col cappello di cencio) per detergersi del nauseante odor della plebaglia.
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Thamar Capitan Fracassa
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