Egli è rimasto e rimane, infatti, sempre, il D'Annunzio cronista mondano della Tribuna, enumeratore minuzioso e prolisso di «ninnoli muliebri» e descrittore di «episodî d'alcova». E fu appunto questa sua «qualità essenziale» che gli aperse le porte dei salotti dorati, e, quindi, la via verso la considerazione, la fama e la ricchezza, e che di lui - già piccolo buttero dal cappelluccio di cencio - fece (come dice lo Scarfoglio) «una civetta addobbata, azzimata, profumata». Ma lo Scarfoglio ha torto: il D'Annunzio non divenne una civetta, perchè civetta egli era già sin dalla nascita.
*
Dunque, nel dicembre del 1884 (il mese in cui il freddo richiama in città al caldo dei salotti imbottiti di tappeti l'élite d'ambo i sessi, il mese delle passeggiate nelle belle giornate di sole, il mese in cui si riaprono i teatri e ricominciano balli) il divo in erba inaugurò la sua gran campagna di arrivista ingraziandosi il bel sesso dell'aristocrazia romana col profumo delle sue melliflue lodi in stile prezioso, Ecco qualche esempio:
«... Credo che il più lungo mantello e il più magnifico sia quello della Principessa - (colla P grande) - di Venosa. Ieri ella era da Spillmann: chiedeva dei bonbons, forse per il five o' clock tea. Aveva un cappello chiuso con un piccolo pennacchio di airone e di struzzo, e sul volto un velo moucheté. Ella parlava indolentemente con la Principessa - (colla P maiuscola) - Borghese, e la sua figura mirabile, dalle spalle ampie e lunate, dai fianchi opulenti - (cuscinetti segreti) - dalla sottilissima vita - (per virtù dell'imbusto) - tutta avvolta nella lontra odorante di Cypre e di sachet de velutine, faceva contrasto colla grave persona e con l'altera nobiltà matronale della interlocutrice» - che era una vecchia.
| |
D'Annunzio Tribuna Scarfoglio Scarfoglio D'Annunzio Principessa Venosa Spillmann Principessa Cypre
|