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Della levatura o bassura intellettuale e morale di uno scrittore sono indice infallibile gli argomenti da lui preferiti. Un'anima eletta rifugge da tutto ciò che è comune, volgare, negazione di pensiero o negazione di sentimento. - Fin dall'inizio il D'Annunzio si compiace di argomenti futili, ma che, appunto perchè futili, piacciono tanto ai leggicchiatori e alle leggicchiatrici di cronache mondane e scandalose e di libri frivoli. Egli scrive di rose, di duelli, di strade, di piazze, di passeggiate, di funzioni religiose, di baci, di treni, di sigarette, di ricevimenti, di zolfanelli, di pellicce, di rilegature di libri, di cuoi artistici, di operette, di cani, di corse, di matrimonî, di strenne, del carnevale, dei fiori in Piazza di Spagna, dei balli in Corte, dell'estate in Roma, delle prime rappresentazioni, e infine di ogni cosa che abbia qualità visive o sensuali. - Della città eterna egli non riesce a vedere che solo quello che sa vedere la folla, specie, quello che sanno vedere le donne e i bambini, cioè solo quello che costoro possono materialmente vedere cogli occhi, non spiritualmente coll'anima, perchè l'anima loro è sempre assente. - Roma storica, Roma, non le sue pietre, ma il suo spirito, ma le sue multiple missioni di civiltà, ma le sue glorie e le sue sventure, la grande Roma imperiale e la ancora più grande Roma cattolica, questa Roma per lui non esiste, non esiste perchè egli non la vede, come la folla non la vede, come le donne e i bambini non la vedono.
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