..» - E lasciava dire che «la sera solesse bere per sessanta lire di champagne!» - Senza dubbio egli è il re degli auto-reclamisti. Se ben cerchiamo, troviamo che tutta cotesta sua vita tessuta di storielle ridicole ha fondamento in quella sua grande vanità muliebre, che lo sprona, lo punge, lo assilla: - se per la vanità le femine passano sopra il loro pudore, il Divo passa e sopra il suo pudore e sopra la sua dignità; ecco perchè le donne più vanitose debbono riconoscere che il record della vanità è stato vinto da Gabriele.
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Narrar la di lui vita nei suoi particolari sarebbe un'impresa interminabile e ne verrebbe fuori una grossa biblioteca. Ma non tanto il fatto della réclame quanto il saperne escogitare il mezzo più efficace e il quando più opportuno, ecco ciò che in Gabriele è davvero strabiliante. E mi si rizza davanti questa interrogazione: Non è Gabriele un genio? Sì, sì, sì: il genio della réclame. Ed allora io mi domando perchè non gli si dovrebbe erigere un monumento? Il genio - qualunque esso sia - merita il monumento, perchè il genio - qualunque esso sia - è sempre una rara individuazione che, nel campo che gli è proprio, non ha pari. Gabriele, infatti, nel campo che è suo, è e rimarrà senza competitori; basti dire che tutte le donne, in fatto di vanità, hanno sempre da apprendere qualche cosa da lui. Sì, il monumento egli lo merita, ed io son pronto ad offrire la mia quota, a condizione però che vi si incidano a grandi lettere queste parole:
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Divo Gabriele Gabriele Gabriele
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