Al genio di Gabriele
auto-reclamista senza ugualila Nazione ramminchionita
q. m. p.
Ed ora - che che contro di lui vogliano dire gl'invidiosi - a me piace affermare che una cosa è certa ed è che Gabriele è malioso. In sulle prime, quando non lo si conosce davvicino, riesce immensamente antipatico; ma, a mano a mano che egli parla, che ti fissa negli occhi, che ti sorride, tu ti senti avvincere, soggiogare e te gli dài prigioniero. Gli è come il fascino - dico io - che le donne-mascoline, dal labbro superiore molto peloso, producono sugli uomini e sulle donne. È egualmente naturale che un uomo-femminino di scarso pelo produca lo stesso fascino: è la voluttà del doppio possesso nascente dalla mescolanza dei due sessi in uno stesso individuo.
CHE FORMIDABILE MASCHIO!
La critica parolaja, superficiale, accademica, irta di formole, di postulati, di problemi, di teoremi, di entimemi, di apoftegmi, et similia, con cui riesce ad abbagliare gli ignorantelli, ma che coi suoi occhi miopi non riesce a penetrare nelle cause da cui - come da seme pianta - derivano gli spiriti e le forme delle così dette opere d'arte, ha attorno al D'Annunzio conchiuso affermando che egli è un sensitivo per eccellenza.
Ora, la sensitività è requisito essenziale d'ogni grande artista, chè nessuna rappresentazione, vuoi del mondo reale, vuoi del mondo fantastico (il quale ha radice nel reale) è possibile se non proceda da sensazioni (prossime o lontane, non importa) che l'artista ha necessariamente avute o si è di proposito procurate, e dalle quali scaturiscono l'anima e la vita della sua opera d'arte.
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Gabriele Nazione Gabriele D'Annunzio
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