Si rifletta, intanto, che sensualissimi - sensuali per eccellenza - sono coloro i quali, poco o punto provvisti dell'organo fisiologico necessario alla propagazione della specie, trovansi - (per compenso a cotanto difetto) - dotati di una sfrenata «satiriasi fantastica», della quale si servono per possedere - in visione - quante donne essi vogliono, vere o immaginate.
Ora, supponete che uno di costoro sia preso dalla fregola di scriver versi o di fare romanzi od opere teatrali, ed ecco, voi avrete uno scrittore tipo-D'Annunzio, il quale, se ha la disgrazia di nascere in Inghilterra, è processato e condannato; ma se ha la fortuna di nascere in Italia, è applaudito e glorificato.
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Guardate intanto: quelli che possono sempre e pienamente, cioè, fisiologicamente, cavarsi le voglie veneree, sono costantemente i più casti di lingua, di penna e di pennello. E la ragione ne è questa: per essi la donna non è un frutto proibito, chè anzi, tutte le volte che loro talenti di sedersi alla mensa venerea, possono di quel frutto mangiare a sazietà, sicchè vien loro a mancare il motivo di artificiosamente eccitarsi con immagini salaci e descrizioni pornografiche, come accade a coloro che a coteste immagini e a coteste descrizioni ricorrono per potere, almeno, mangiare colla fantasia i frutti che dalla parziale o totale impotenza fisica sono loro interdetti. È colla fantasia, infatti, che costoro denudano le donne e, con parole pregne di insaziato desiderio, ne descrivono le immaginate ascose bellezze con stupefacente verbosità, la quale ha per causa la irresistibile brama non soddisfatta giammai.
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