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      Gli giungeva il profumo di lei... Tutto il suo essere insorgeva e tendeva con smisurata veemenza - (come accade agli eunuchi) - verso la stupenda creatura. Egli avrebbe voluto involgerla, attrarla entro di sè, suggerla, beverla, possederla in qualsiasi modo sovrumano.»
      Possederla, cioè, non umanamente, e perciò, non fisiologicamente, perchè al D'Annunzio ciò non è possibile.... ma succhiandola, bevendola, e, quindi, facendosela entrare in corpo!! - Dicendo questo è come se egli si ponga a gridare ai quattro venti la sua impotenza; ma gli è che gl'impotenti sono soggetti a tali estremi parossismi di libidine, che - pur di soddisfarla in qualche modo superumano, o subumano, che torna lo stesso - non che perdere ogni vergogna, si espongono perfino al rischio di farsi lapidare.
      La spalla nuda di Elena abbaglia e fa tremare lo Sperelli; ma - e potete giurarci - chi alla vista di quella spalla si sente abbagliato e trema d'impotente desiderio è il D'Annunzio, che nel romanzo ha preso il nome di Sperelli.
      «Nell'atto, l'ampia manica del mantello di Elena scivolò lungo il braccio oltre il gomito» - A tal vista «un fremito gli mosse le labbra, ed egli trattenne a stento le parole desiose.»
      E la notte si pone «a sognarla a occhi aperti», cioè, a possederla in immaginazione, nuotando in una «felicità senza fine».
      Ma, ecco, Andrea ed Elena si uniscono. Ma come si uniscono? Dice il D'Annunzio - e il dirlo non gli costa niente - che
      «la passione li avvolse e li fece incuranti di tutto ciò che per amendue non fosse un godimento immediato».


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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