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Cotesto corrottissimo ed effeminatissimo scrittore che in Inghilterra - ripeto - sarebbe processato e condannato per continuo attentato al pudore, da noi - ripeto ancora - è fatto divo ed immortale. Gli è che sono molti quelli che qui da noi speculano sulla salacità evirata dannunziana: editori e impresari di grido vi han trovato una miniera; la réclame a pagamento ci si è ingrassata, e più lo si glorifica questo puttano autore di romanzi e di drammi-lupanari, beniamino dei salotti-bordelli, dei ragazzi mastrupatori e dei vecchi debosciati, e più la bottega della speculazione allarga i suoi affari e accresce i suoi introiti.
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Molti sono coloro che pongonsi a imitare il Divo; ma se essi sapessero da quale causa inconfessabile il Divo ritrae la materia e la forma dei suoi libri, essi - meno gl'impotenti - se ne ritrarrebbero con vergogna ed orrore. Ma, tant'è, quante donne oneste non tolgono a modello le vesti e le maniere delle più famose cocottes? C'è nelle vergogne sanzionate dalla moda una seduzione irresistibile, perchè è in quasi tutti gli individui d'ambo i sessi un grande irresistibile bisogno di deviare dalla sanità pura dei sensi e dello spirito e di crearsi uno stato di corpo e d'animo morboso, fuori del quale non saprebbero vivere.
Sventuratamente oggi la critica non si chiama De Sanctis, ma si chiama Croce, si chiama Thovez, si chiama Oliva, si chiama, persino - (chi lo crederebbe?) - si chiama Borgese!; e questo spiega come mai il D'Annunzio sia potuto essere discusso seriamente e trattato coi così detti dovuti riguardi!
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