Ahimè! Ed io immagino che cosa ne avrebbe detto il De Sanctis, dato che al tempo del De Sanctis fosse stato possibile un fenomeno-D'Annunzio. Certo, se il grande critico rinascesse, egli scaccerebbe dal tempio dell'arte cotesto schifoso profanatore e i di lui degni discutitori, compreso il Croce suo sedicente discepolo, il quale si è messo a vagliare seriamente il D'Annunzio!
Seriamente! Ma non ci sono che due soli modi possibili per occuparsi di costui: o fustigarlo colla corda che Cristo adoperò contro i profanatori del tempio, o sbertucciarlo con una grossa risata. Quanto a me, ecco: io preferisco il secondo modo.
GABRIELE «SUPERUOMO»
E POETA «PANICO»
Gabriele è venuto al mondo per compiere una grande missione, quella di iniziare gl'inferuomini alla superumanità, insegnando loro a «godere i frutti della vita»: egli vuole che essi si castrino per potere godere dei piaceri venerei «superumanamente» come ne gode lui. E a questo scopo altissimo, egli si porge loro ad esempio da imitare. Infatti, egli si presenta loro in due momenti opposti, sì, ma entrambi superumani: nel momento, cioè, della bramosia impotente di fisiologicamente godere, e nel momento della stanchezza di avere non fisiologicamente goduto.
E tutta l'opera sua di molti volumi è stata da lui indirizzata a questo scopo.
Il Canto Nuovo è pieno di impotente animalità bramosa.
San Pantaleone e le altre novelle sono piene di folla bestiale, di deformità fisiche e morali ripugnanti, che egli di proposito escogita, volendo insegnare che fonte di insuperabile piacere superumano - cioè piacere da eunuchi - è la insensibilità sentimentale che cambia la crudeltà libidinosa in un piacere squisito.
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