Innanzi tutto tra lui e il grande pensatore sassone manca l'essenziale anello di congiunzione: difatti, mentre egli sagrifica tutto alla sua carne, l'altro sagrifica tutto al suo spirito; e la conseguenza che deriva da queste due forme opposte di vita li divide ancora di più: infatti, la folla comprende e applaudisce il D'Annunzio, gli pone in mano lo scettro e in testa la corona, lo proclama suo padrone e re; l'altro visse ignorato, e quando qualcuno per la prima volta ne fece il nome ed espose sommariamente la sapienza quasi inaccessibile da lui depositata nei suoi libri stampati a cinque esemplari, la folla disse: è un pazzo!
Ma vi hanno forme di pazzia nobilissime, per esempio, quella di Don Chisciotte - il pazzo collettivista - il quale vuole, nientemeno, mettere l'umanità sulla via del dovere e della giustizia! - Allato a questo nobilissimo pazzo, eterno martire di un irraggiungibile ideale, possiamo collocarne un altro, F. Nietzsche, il nobilissimo pazzo individualista, che tutta la vita spese a costruirsi una via di ascensione spirituale. E noi ci inchiniamo a Don Chisciotte e ci inchiniamo al Nietzsche, all'idealista della redenzione collettiva e all'idealista della redenzione individuale, i quali, in fondo, furono uguali nel martirio, che per entrambi aveva radice nella stessa causa: «la volgarità insanabile degli individui e, conseguentemente, della società.» Ed è anche per ciò che questi due nobili idealisti - (quantunque sembri che battano opposte vie, immolandosi l'uno alla redenzione di tutti, immolandosi l'altro alla redenzione di sè stesso) - si incontrano e si dànno la mano, perchè il concetto della superumanità e quello del superuomo, in fondo, non sono che uno, non essendo possibile una superumanità senza superuomini, non essendo cioè possibile una umanità redenta da tutte le volgarità se gli individui che debbono comporla non siansi già da sè stessi redenti da tutte le umane imperfezioni.
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