«Ma i miti foggiati di terra,
d'aria, d'acqua, di focoe di passione furente(4)
sono il tuo popolo vivo»!!!
E l'Ellade santa apre le braccia e se ne sta ad attenderlo.
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Dunque, avete sentito? Egli va a trovare cotesto popolo vivo di miti morti due mila anni fa, ed agitati da passione furente, non ostante che siano fatti d'aria, d'acqua, di fuoco, di terra e di niente.
Quanto ai suoi «fidi compagni» il D'Annunzio ci ha lasciato un documento dal quale risulta che essi erano un po' meno superuomini di lui, cioè non così sciocchi come lui. Infatti, essi, viaggiando verso la Grecia, erano mossi da uno scopo concreto:
«Li affaticava desiod'errare in sempre più grande
spazio, di compiere nuovaesperienza di genti
e di perigli e di odoriterrestri.»
I quali «odori terrestri» ben ci dicono che essi «i fidi compagni» del Divo, erano dei profumieri in cerca di nuovi profumi, o meglio in cerca del profumo Ellade-santa... Per altro, oh! che il D'Annunzio non ha fatto anche lui il profumiere, inventando l'Acqua-Nunzia? Sicchè, non c'è dubbio: i suoi «fidi compagni» cercavano «un più grande spazio» per stabilirvi un più grande laboratorio che li ponesse in grado di compiere nuova e più grande esperienza di odori terrestri; ma per trovare quel «più grande spazio» era loro giocoforza compiere innanzitutto «nuova esperienza di genti e di perigli».
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Sappiate, intanto, che Ulisse, trovandosi giusto allora in viaggio di ritorno da Troia e veleggiando verso Itaca tutto preso dal desiderio delle rosee carni di Penelope, pervenuto colla sua nave nelle acque di Leucade, s'imbatte in quella del D'Annunzio e dei costui compagni profumieri.
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