Basta! Certa cosa è che nelle acque di Patre, antichissima città ellena, egli sente che il traffico della vita di oggidì è immondo; sente che la vita di oggidì è misera. E se ne duole così:
I marinai dal colloignudo, gli stradiotti
bracati, i battellieridal braccio di bronzo e dal dorso
incurvo, le flosce bagascedalle guance rosse di fuco
vile, i bardassoni più mollidelle femmine esperti
in muovere l'anca, la schiumadel porto, la melma del trivio,
i nativi e i metèci,
e gli stranieri approdatida un'ora, accesi di foja,
tumultuavano al lumefumido delle lucerne
grasse, tracannavano il vinomalvagio e la mastica arzente,
mercavano copula e lueper mezzo dramma. - E gli sguardi
come i getti della salivalucevan sul carnaio in fermento.
Bruttissime cose, neh, queste, che il Divo vedeva; bruttissime, sì, perchè si compievano «al lume fumido delle lucerne grasse»; ma se si fossero compiute in camere ricche di tappeti e di specchi, su letti serici o sopra sofà di damasco odoranti di eletti profumi, come quelle dal Divo rappresentate o descritte nei suoi drammi e nei suoi romanzi, oh! allora....
Ma ciò che lo sorprende e lo riempie di orrore è che egli trova Elena lurida e vecchia - (diavolo! doveva averne dei secoli sulle spalle!) - ai servigi d'una meretrice. Ohimè! Era forse così Elena ai remotissimi tempi in cui la vita degli Elleni riluceva in tutto il suo splendore e in tutto il suo buono odore, come vediamo in marmi e in tele, in cui statue e pitture sono mere finzioni raffiguranti individui giammai vissuti e che, perciò, non mangiavano, non digerivano e, quindi, non inquinavano con materie fecali le acque dei loro porti, e sopratutto non trafficavano, non commerciavano, vivendo - come gli Dei - d'aria e di luce?
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