«Il più forte per un soldo!».
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Prima che terminasse il lungo, prolisso, indigeribile, nojoso e inverosimile primo atto.... (il Divo vuole che si dica: Primo Episodio) - Gabriele tornò sul palcoscenico, sempre a braccetto di Marco Praga. Uditi gli urli della sala, divamente domandò:
«Che cosa è che specialmente ha urtato il pubblico?»
Queste sue parole passeranno alla storia, e per mezzo mio. La ingenua domanda - per quanto divamente fatta - escludeva la possibilità che il pubblico fischiasse il «capolavoro» del D'Annunzio. - Sì, il pubblico fischiava; ma per quale motivo? Aveva egli, Gabriele, scritto mai cosa fischiabile? E dunque? Si fischiavano gli attori. Ma per qual gesto degli attori il pubblico fischiava? «Che cosa hanno essi detto o fatto che lo ha specialmente urtato?» - Qualcuno stava per dirgli: Fischiano il vostro «capolavoro»; ma il Divo girò subito sulle calcagna e andò via per telegrafare - Questa preziosa notizia io sono in grado di comunicarla ai miei lettori, perchè quella sera, sul palcoscenico del Costanzi, dal Direttore Morichini all'ultimo servo di scena, tutti dicevano con un accento di grave importanza: «D'Annunzio è andato a telegrafare» - Ma, telegrafare a chi? e che cosa? - Profondo mistero.
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Poco di poi, i grandi signori della stampa quotidiana e periodica, frai quali i grandi bacalari della critica drammatica, accorrono sul palcoscenico per inchinarsi a Gabriele. C'erano, tra gli altri, Morello, Forster, Manca, Origo, tutti e quattro ansiosi di vedere la olimpica faccia del Divo; ma il Divo non c'era: era andato a telegrafare.
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