E l'avevano applaudita!
Comprese il Divo o non comprese l'intimo senso delle parole della signora Cristina? Certo è che egli la piantò lì - (i Sovrani e i Divi possono anche essere incivili) - e andò a sedersi nello studio del cavaliere Morichini, in fondo al palcoscenico, dove, nella sua eterna posa olimpica, chiese a quel signore notizie della prossima stagione musicale, come se nulla, quella notte, lo riguardasse nè da vicino nè da lontano! - E poi dicono gl'invidi che egli non sia che un superuomo per ridere!
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Ma giusto allora pervengono alle nobili orecchie, delicate, rosee, trasparenti del superuomo, le formidabili proteste del pubblico, che - fatti ormai i dovuti applausi agli artisti - faceva echeggiare la sala di acutissimi fischi all'indirizzo del Divo.
Il grande istrione, l'eterno poseur, non per ciò si turba, e mellifluamente domanda:
«Ma che cosa hanno?»
Che cosa hanno?! - Dio mio! Oh che nol sapeva lui che cosa avevano? - In quel momento la sua posa olimpica toccava tutte le sublimità del ridicolo. Ed egli sentì che la sua domanda era stata ridicola; sentì che egli diveniva ridicolo. - Non disse più verbo; si alzò; si abbottonò olimpicamente il soprabito un bottone dopo l'altro, dall'alto in basso, flemmaticamente; indi uscì con passo grave e solenne - mentre l'urlio e le fischiate minacciavano di far cadere il teatro - e andò a telegrafare.
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Cala il sipario, ma i fischi e le urla crescono, infuriano, imperversano.
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