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      Bisognerebbe essere Croce e Borgese per farlo, due ranocchi anch'essi, che si credono, per lo meno, gli uguali del De Sanctis! Ma i ragazzacci sfacciati, vanitosi, viziosi e cattivi, anche quando abbiano cinquanta anni e discendano dal «gran sangue» dei Rapagnetta-D'Annunzio, si sculacciano: questo solo è il rimedio adeguato allo scopo cristiano di rimetterli sulla buona via. Se li pigliate sul serio, ringalluzziscono, vi danno dello schiavo e dell'ubbriaco, si proclamano maestri e padroni, sovrani e despoti, vi montano sulle spalle e vi fanno la cacca addosso. Sì, tutto questo il cinquantenne pulzellone ha fatto perchè, anzichè in un nonno a modo, egli si è abbattuto in altri ragazzacci da meno di lui nell'industria di affastellare o vuote od oscene parole, e li ha sbalorditi ed ubbriacati, e ha detto loro: Io sono il vostro maestro e il vostro padrone. Ammiratemi, applauditemi, e poi applauditemi ed ammiratemi, se non volete ch'io vi marchi in fronte col mio «marchio rosso» - E i ragazzacci ad ammirarlo e ad applaudirlo per non farsi marchiare col marchio rosso, del quale - ma essi lo ignorano - Gabriele è affatto sfornito.
      LA PIÙ NOBILE OPERA DI GABRIELEII.
      «Più che l'amore interpreta, con insolita audacia, il mito di Prometeo: la necessità del crimine che grava sull'uomo deliberato di elevarsi sino alla condizione titanica». - Così dice Gabriele.(8)
      Ma Prometeo non commise alcun crimine. Crimine è ogni offesa all'imperativo categorico, cioè al Dovere, e, per esso, ad ogni legge giusta.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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