Ohimè! E che dicono tutte queste sonanti parole, o cretini? Dunque, tutto questo gran risveglio nelle armi, nelle forze economiche, nella vita nazionale, che «vuol costruirsi in una nuova architettura di forze», non avrebbe ragion di essere - (capite?) - senza «l'aspirazione a placarsi nell'arte», cioè, nell'arte del D'Annunzio!!! - Ohimè! E che cosa è cotesta sua tragedia che «misura la prominenza del sopracciglio consolare sull'arco romano, per offrire alla terza Italia la visione augurale della sua nuova architettura considerata come linguaggio della potenza»? - Che significa cosiffatto accozzo di «preziose» parole? - Com'era fatta - di grazia - la prominenza del sopracciglio consolare misurata sull'arco romano»? Belle parole, neh? - Sì, ma che dicono? E che cosa potrebbe essere «la nuova architettura della terza Italia considerata come il linguaggio della potenza»?
Ah! il ciarlatano che stordisce e affascina i babbalei con altisonanti stupide parole, sotto le quali nasconde la sua impotenza intellettuale e fisica!
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«Ella - (la sua tragedia) - infine - (infine! Ah meno male!) - santifica il dolore che, trasmutato nella più efficace energia stimolatrice, genera e conserva l'avvenire; ella glorifica la donna sapiente - (Maria Vesta) - in una sola cosa: nel donare sè stessa».
- Così, sfacciatamente, Gabriele.
Dunque Brando, per via dei suoi tre sciocchi volgari delitti, santifica il dolore.... - (quale dolore? Il dolore di chi?) - che, mutato in energia stimulatrice - (cioè, stimolatrice di Brando affinchè compia la «grande-piccola impresa, la quale, poi, si epiloga nella consumazione di tre comuni delitti) - ... genera e conserva l'avvenire!
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