O donne, siete avvisate: volete essere glorificate? Ebbene, «donatevi a un superuomo» non ad un uomo: donatevi al D'Annunzio. Il quale - č vero - non vuole, come Brando, scoprire le sorgenti dell'Omo, ma fa pił e meglio di costui: «egli possiede una volontą che sa muovere i macigni; egli sa compiere il prodigio di placare la sua ebbrezza nell'arte» e - aggiungo io - egli sa compiere l'altro prodigio di placare la sua ebbrezza nei fischi... Placarsi e non morire sotto i fischi, non vi pare che sia questa la pił alta prerogativa del nostro minuscolo superuomo?
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Sul manifesto teatrale il Divo fece stampare: «Il tempo dell'azione č al principio della primavera, tra due vespri.» Ma la «canaglia antidannunziana» non comprese che l'ora del tempo e la dolce stagione erano state scelte a posta, come dice il Divo, per dare l'immagine di un giorno di invenzione», anzi meglio: «di un giorno di trasformazione eroica» - Sicuro! giorno di trasformazione eroica. - Difatti, il burattino, trasformato in eroe, eccolo lą; il delinquente, trasformato in superuomo, eccolo lą; č uno e son due - son due e son uno: D'Annunzio-Brando - Brando-D'Annunzio. Il quale «gią assolto dal bianco lapillo di Atena», vuole che «lo spettatore debba aver coscienza di trovarsi dinanzi ad un'opera di poesia e non dinanzi ad una realtą emperica». Ohimč! Sarebbero dunque un'opera di poesia i tre volgari delitti consumati dal Brando!!! - Ma noi la chiameremmo opera da manicomio, se gią non sapessimo che č l'opera d'un ciarlatano.
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