Un tavolo robusto č presso la finestra, e sopra vi sono i larghi fogli per disegnare, le righe, le squadre, le seste, le matite, gli inchiostri (anche!) tutti, insomma, gli strumenti dell'arte... - (inclusi i chiodini a larga capoccia per appuntare la carta!) - e vi č anche di metallo il modello di un ariete idraulico, di legno il modello di un ponte di tre archi... (tre, non due, non quattro). - In un vaso di vetro un mazzo di violette vere e olezzanti. Non questi fiori soltanto interrompono la semplicitā rigorosa (oh!), ma anche alcune immagini sublimi: il busto di Dante, il ritratto a sanguigna della vecchiezza di Leonardo, la testa dello schiavo - (proprio quella!) - di Michelangelo, la maschera autentica di Ludwing von Beethoven formata da Franz Klein nel 1812... - (Particolare, questo, che farā andare in visibilio gli spettatori, che si suppone siano tutti intenditori d'arte, e che, dotati anch'essi di lincei occhi, riusciranno ad assicurarsi che quella č la maschera autentica di Luigi.... pardon!, di Ludwing von Beethoven!) - il calco della statua mutilata che fu tratto dal frontone occidentale del Partenone, creduto il simulacro fluviale dell'Ilisso attico... (come se ci fosse un Ilisso non attico!, alla cui vista - dato che da lungi lo scorgano - gli spettatori - che si suppone siano tutti archeologhi - esulteranno di gioia). - Č un pomeriggio di marzo, mutevole, in cui si avvicendano gli scrosci di pioggia (senza sole) e gli sprazzi di sole (senza pioggia). Nulla di fittizio: D'Annunzio farā piovere e farā splendere il sole colla sua onnipotente volontā, non acconciandosi egli agli scrosci di pioggia ottenuti coi soliti meccanismi, nč ad un sole fatto di luce elettrica). - Per la finestra si scorgono.
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