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      .. (dico cuojo di giraffa - badate bene - e se non sono in cuojo di giraffa... si mandi il pubblico a spasso, ma non si profani la tragedia con targhe in cuojo di montone!) - gli archi dei Gubalùn a triplice curvatura: le faretre piene di giavellotti a testa mobile; i lacci di banano per catturare le fiere; le trombe foggiate con le corna dell'orige, i campani di conchiglia pei capretti, di legno pei camelli, e gli appoggiatoi che sulla mezza lunetta sostennero - (proprio quelli!) - le nuche oleose dei guerrieri giacenti.... (perciò appoggiatoi unti e bisunti di olio e di sudore! Il che fa supporre che tutti gli spettatori abbiano occhi di lince e naso di cane per vederne con quelli l'unto, e per sentirne con questo il fetore) - le ghirbe di palma che contennero... (proprio quelle stesse!) - che contennero l'acqua terrigna dei pozzi di Errer, e le sferze tagliate nella pelle d'ippopotamo, che fecero.... (proprio quelle stesse!) - che fecero sanguinare le schiene dei mercenari malfidi.... (E se nol credono, gli spettatori sono invitati a salire sul palcoscenico per verificare coi loro occhi che le sono proprio sferze di pelle d'ippopotamo e non di pelle d'asino). - Un uscio chiuso è nella parete di faccia, una finestra a manca. Sopra un divano è distesa una pelle di leone e vi si accumulano, a guisa di cuscini, i sacchi di Bulutta tessuti.... (e gli spettatori possono assicurarsene dai loro posti) - tessuti di fibre vegetali a disegni neri e gialli. Sopra una tavola coperta di una stoja di Lugh sono disposte le carabine da caccia grossa nelle loro custodie.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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