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      .. (sempre sensazioni! e mai, mai grandezza, profondità, originalità di pensieri!) - per incatenare viva... (oh crudeli sensazioni!) - l'attenzione di ognuno».
      E la incatenarono - dico io - siffattamente, che poco mancò che il teatro non cadesse in rovina dalla furia dei fischi che sapete!
      Ohimè! Ed io penso a quella povera cassa e penso agli scudi di pelle di ippopotamo e a tutte le innumerevoli altre preziosissime cose del bazar dannunziano dal Divo étalées sul palcoscenico del Costanzi, le quali - pur protestando: «noi siamo straniere.... noi ci poniamo sotto la salvaguardia dell'odore del sud» - furono anch'esse - vittime innocenti - spietatamente fischiate.
      LA FIGLIA DI JORIO(10)
      Dopo i colossali fiaschi di Città morta, di Gioconda, di Gloria e di Francesca, ecco, l'Immaginifico giunge al «trionfo colossale» colla Figlia di Jorio.
      Per due o tre mesi la preparazione della messa in iscena di questo «capolavoro immortale» attrasse a sè la malsana febbrile curiosità di tutti i barbieri di questa nostra Italia per le cui montagne e per le cui valli echeggiavano le mille trombe della réclame prezzolata e della réclame cointeressata osannanti all'autore e all'opera sua. Milioni di soffietti, lanciati a guisa di luminosi e rumorosi razzi in tutte le direzioni del mondo sublunare, avvertivano le genti stupefatte che un «grande avvenimento» stava per compiersi. E fu un'inondazione di mirabolanti notizie, di sapienti reticenze, di misteriosi si dice: interviste col Divo, coi pittori suoi collaboratori, coi fortunati fornitori delle preziose quisquiglie dall'Immaginifico volute per ciascuna scena, e perfino coi servi del teatro.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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