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      - Come? Perchè? - Oh! che non aveva egli viste sino allora molte altre gambe muliebri lunghe, per lo meno, quanto quelle e, per giunta, latine? gambe di perfezione impeccabile, dal «galbo efebico», dalle «ginocchia delicate nascondenti l'intreccio delle ossa», dai «malleoli fragili come quelli di un fanciullo», dai «piedi piccoli e snelli forniti di unghie rosate e di pollici lunghi e discosti dagli altri diti come i pollici dei piedi statuarî»?
      Se ne aveva viste! Ma, tant è, nessun pajo di siffatte gambe gli aveva dato prima di allora la ispirazione per alcun santo Mistero. - Ma, d'altro canto - (ed io son pronto a mettere le mie mani sul fuoco s'io mi sbaglio) - le gambe della Rubinstein non sono belle a vedersi, specie se ignude, perchè ella le ha lunghe, sì, e diritte, anzi diritte in modo inverosimile per una donna, ma scarne, ossee, muscolose. - E allora? - Ecco: gli è che coteste gambe hanno meravigliose qualità maschili e che colei che le possiede ha il petto liscio come quello di un bel giovanotto, il che, con altre parole, vuol dire che egli, il Divo, trovò nella Rubinstein il tipo perfetto della femina-maschio, un androgine, capace di destare sul pubblico le medesimissime impressioni che egli in persona aveva, giovanissimo, prodotte, al suo primo mostrarsi, - ve ne ricordate? - sulle buone lane dei redattori del Capitan Fracassa. - Chè, non c'è dubbio: come dai diciotto ai venticinque anni, il D'Annunzio vestito da educanda sarebbe parso una appetitosa educanda, così la Rubinstein vestita da maschiotto pare a tutti un appetitoso maschiotto.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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