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      È questa una miseria di piccolo uomo che scoraggia ed offende.» E conchiudeva invitando il gran vanesio a disilludersi che la decantata bellezza delle sue opere potesse rendere cara ai Francesi la sua non meno decantata persona....»
     
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      Ma è poi vero, domando io - che i giornalisti francesi - come egli fa telegrafare ai giornali italiani - non lo lasciano in pace chiedendogli interviste? È poi vero che in tutti i salotti mondani di Parigi la presenza del Poeta della Bellezza è accolta come un benefizio celeste? È poi vero che le più belle donne di Parigi implorano, quasi in ginocchio, il dono di un sorriso ed anche di un bacio del non chiomato Gabriele? - Ah! se non ci fosse il telegrafo! Ah! se - spediti i telegrammi - non ci fosse così gran numero di giornalisti minchioni in Italia....
     
     *

      E torniamo al San Sebastiano, dico al San Sebastiano opera d'inchiostro, che non ha niente da vedere col San Sebastiano, opera in accommandita di un pittore, di un musicista e di molti sarti, i quali dettero alla rappresentazione di questo Mistero quei lenocinii e quelle seduzioni degli occhi e delle orecchie che tanto piacciono alla folla. Il San Sebastiano rappresentato allo Châtelet è una ben altra cosa dal Sebastiano del manoscritto. Innanzi tutto, chi lavorò al San Sebastiano del palcoscenico fu Leone Basck, un artista fantasioso che ideò le scene e le vesti dei personaggi con un lusso sì inusitato di colori e d'oro, d'ombre e di luce da rapire in estasi la numerosa categoria di quegli spettatori che - incapaci di pensare - vogliono solo vedere.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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