- Intanto, osservate. Gabriele ha detto loro: «Vi prego di far silenzio, giacchè qui voi assisterete alle sofferenze di San Sebastiano.» Ma sentitelo adesso:
Io vi prego, dunque, di far silenziopei Chiodi, la Spugna e la Lancia.
Bella connessione! Bellissimo quel dunque, che, in luogo di riferirsi allo anzidetto motivo, si riferisce ad un motivo diverso: i chiodi, la spugna e la lancia con cui Cristo, e non San Sebastiano, fu crocifisso, dissetato e trafitto!
Ed egli prende colle buone, cioè con la promessa di un buon premio, quel suo pubblico di «giovanetti discoli» e di «plebaglia rumoreggiante»:
Chi tacerà e guarderà innanzi a sè
senza rumoreggiare nè tenzonaresarà benedetto.
C'è da sbellicarsi dalle risa! Oh! che eran, forse, capaci quei gran signori blasés e quelle grandi signore imbustate e guantate e profumate, erano forse, capaci di rumoreggiare e di tenzonare, là, proprio! in quel teatro, come i porte-faix e le comères sogliono far nelle piazze?
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E la filastrocca del Nunzio continua, continua così, monotonamente, scioccamente, lungo la quale noi c'incontriamo in Monsignor Saint Denis e in Sainte Geneviève che cassano i peccati dei Parigini e delle Parigine; e c'incontriamo in Dieu Père, in Dieu Fils, in Dieu Saint-Esprit loro protettori; e c'incontriamo nella Dame Vierge protettrice di Parigi, e anche nel Diavolo che spegne un cero da un lato, mentre dall'altro lato l'Angelo lo riaccende; e c'incontriamo in «Lui», dico in D'Annunzio, fabbro delle cinque Vetrate consacrate a San Sebastiano, il quale - dico il D'Annunzio e non San Sebastiano - ha visto ad ora ad ora uno dei suoi possenti fornelli ardere, l'altro fumare e spegnersi; ond'egli si è messo a invocare: «O arte di Francia!
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