Egli riproduce sempre lo stesso tipo di uomo e lo stesso tipo di donna, questa e quello costantemente asserviti alle voluttà degradanti: sono sempre lo stesso uomo e la stessa donna sotto nomi diversi. Ma è bene aggiungere che sono sempre lo stesso falso uomo e la stessa falsa donna. Sono marionette, che egli muove come vuole e a cui presta le sue voglie e le sue parole. Se la recente notizia del Teatro Illustrato è vera, Gabriele butterà via quanto prima la maschera di superuomo per mostrarsi al suo pubblico colla sua faccia vera e propria di burattinaio. Infatti - (afferma la citata Gazzetta) - Gabriele scriverà, fra non guari, «per le marionette». Ed aggiunge: «No, non è uno scherzo; Gabriele, che sogna la resurrezione di questa arte - (che è - dico io - la sua vera arte) - presentò a Renzo Sonzogno gli schemi di quattro o cinque commedie per marionette, alle quali non manca che il dialogo...» - E si capisce: quando mai le marionette hanno avuto l'uso della parola? Esse parleranno per bocca del burattinajo. Il teatro scelto dal Divo è il San Moisè di Venezia. Certo, ci sarà qualcuno che - sotto le indicazioni di Gabriele - farà muovere i burattini dannunziani; ma chi li farà parlare sarà lui in petto e persona. E allora vedremo sfilarci davanti gli eroi e le eroine dei suoi romanzi e dei suoi drammi nel loro essere genuino: e così intenderemo perfettamente bene perchè i suoi eroi e le sue eroine sono tutti una cosa sola: la rara cosa che è Gabriele; giacchè anche Gabriele è alla sua volta un burattino che parla ed agisce come vogliono i due malanni che lo governano: l'impotente lascivia e la vanità muliebre.
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