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      Ma torniamo al San Sebastiano. Se l'Immaginifico non avesse incontrato la Rubinstein, che è una femina mascoleggiante, allo stesso modo che il Divo è un maschio femmineggiante, egli - come già ho detto - non avrebbe concepito quella marionetta androgine che è il suo San Sebastiano. Chi conosce di persona la ballerina russa non può non convenire che essa impressiona come un individuo di sesso incerto: ecco perchè essa è riuscita - come desiderava Gabriele - è riuscita, dico, a dare al Martire un'importanza di efebo inquietante, accentuata dalle sue gambe nervose, lunghe e mezzo nude e dal suo petto addirittura liscio e virile; ragion per cui l'arcivescovo di Parigi lanciò contro questo Martirio, che, viceversa, è esposizione sfacciata della più raffinata lussuria, i suoi anatemi.
     
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      Alla vigilia della rappresentazione, un critico, così per dire, il signor Nazière, sulle colonne del Gil Blas, si diffondeva in lodi venderecce sul D'Annunzio «meraviglioso artista al quale dobbiamo la Gioconda, il Fuoco, il Piacere - (egli ricorda queste tre sole opere del Divo, le quali, più che le altre, riboccano di putrida sensualità). - Così parla del San Sebastiano:
      «Noi siamo chiamati ad apprezzare il Poeta nel suo San Sebastiano.... Nella sala dello Châtelet, per la prima di questo Mistero, non vi saranno soltanto dei professori dell'Università e dei grammatici, ma ancora - (questo è l'importante!) - le nostre più fulgide bellezze.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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