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      Ecco, adunque, il mio libro salvato e perdonato»!?!
      Come vedete, il cielo, la Beauce, i meli fioriti, le frecce di pietra che feriscono il cuore di Dio, lo persuasero a non deporre il suo manoscritto ai piè dell'Asino che suona la ghironda! E, tutto pieno della fede del buon maestro vetraio che confida nel raggio del sole di Dio, egli offre il suo San Sebastiano al Barrère, che non è asino e non suona la ghironda!
      E gli dice:
      «Vi offro i miei versi di Francia perchè amo la vostra prosa d'Italia, mio caro Maurizio... Il mio Sebastiano parla in un certo punto del tendine di bestia - (forse un tendine di asino) - che si adatta al fusto del suo arco sdoppiato e gli aderisce così da fare una cosa sola. Io penso - (attenti!) - Io penso al nervo animale su cui si stende la spiritualità dell'arte vostra (!!!)... Una sera, nelle vicinanze del Taigeto e dell'Eurota, una sola parola irraggiò sull'eroismo del vostro spirito: «il più bello dell'occidente». - (Ma le parole son cinque!) - «Vi è un'altra parola della grande razza latina.... (che lo ha tante volte fischiato).... la quale non mi sembra meno bella, poichè io voglio vederla sempre colorata del mio sangue e del sangue dei miei pari... (per esempio: del sangue di Maurizio Barrère!) e questa parola è: Intrepidezza.
      Ossia - dico io - faccia tosta, faccia che non sente gli scoppi delle risa nè il sibilo dei fischi; la qual cosa, infatti, è «intrepidezza»: l'intrepidezza di Gabriele.
      UNA DELLE «FAVILLE DEL MAGLIO»
      (17 Febbraio 1907. -Alla foce del Motrone, nella


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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