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      Che bellezza - (se sapeste) - il maschio che fa da femina.... la femina che fa da maschio!... Ma voi non mi intendete, voi profani a questi misteri. - «Poi si posano più lontano, breve favellano tra loro, ammutoliscono: covano la loro ombra funesta.». - Di che favellano esse tra loro? E perchè ammutoliscono? E come fanno a covare la foro ombra? Non so; ma ho il sospetto che tutto questo abbia stretta relazione con la morte di Enotrio.... non ostante che «per ovunque è sospesa una pace che è come l'incantamento di un Transito dalla terra al cielo», il quale non ha nulla da vedere col Transito di Enotrio da Bologna a questa foce, chè - se nol sapete - «io qui attendo lo spirito del Poeta ritornante al suo luogo natale». - La pace ch'io vedo sospesa dovunque indica, sì, come ho detto, l'incantamento di un Transito dalla terra al cielo, indica, cioè, la morte di un santo o di un bambino, ma non ha nulla da vedere - ripeto - con Enotrio, il cui spirito, è uscito dal corpo col fracasso e colla furia del tappo che si sprigiona dal collo d'una bottiglia piena di vino spumoso, sì, ma senza consistenza, fedele immagine e felice di quel vento rettorico di cui sono pieni i suoi Decennalia fatti di parole roboanti e plebee che pajono ciane schiamazzanti e azzuffantisi in un giorno di mercato. E non vedo io «laggiù, intorno al suo cadavere, una gente diversa.... (diversa dalle cornacchie che crocidano e che poi ammutoliscono e covano la loro ombra) - la quale in vita gli leccò le mani o gli addentò le calcagna e che si affanna ora a soperchiare il maschio e composto dolore dei pochi?


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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