«Malinconia» in Enotrio, con quel collo, con quella pancia e con quel naso rosso e bitorzoluto? Meglio avrei detto dicendo attonitaggine, dalla quale era immancabilmente sopraffatto quando aveva molto bevuto. - Ed è questa la ragione per cui io l'amavo di amore accorato. Ma neppur ciò è vero, giacchè, alla fin delle fini, che importava a me che egli bazzicasse per le buvettes e per le taverne? e che egli facesse il caprone in caldo perfino da nonno? e che si facesse cacciare dagli alberghi dove conduceva le sue sgualdrine? - Vi dirò ancora che «molto lo amai perchè egli mi fu poco benevolo a causa della sua prepotenza irosa». - «Molto lo amai anche perchè non mi sentii mai prossimo a lui nell'affetto, nè concorde, ma sempre di un'altra specie.... (la specie dei superuomini) - e di un altro ordine... (l'ordine aristocratico)... - Sì, io potevo comprendere lui - (perchè il superuomo comprende l'uomo e l'animale) - egli - (inferuomo e plebeo e beone) non poteva comprendere me». E per questo motivo, «io ebbi talora una commiserazione filiale della sua grande anima scontenta e profondamente soffrî di non potergli arrecare qualche gioja». - Di grazia, non addebitate a me la incongruenza di questo bel periodo, il quale è tutto opera della noja che io provo «a starmene qui, - a questa foce - ad attendere il di lui spirito ritornante al suo luogo natale». Son'io, forse, che ho scritto: la sua grande anima - peggio: la sua grande anima scontenta? Son'io, forse, che ho scritto «avere io profondamente sofferto per non potergli arrecare alcuna gioja?
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Enotrio
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