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      » - Non vedete ch'io sbadiglio? E non è la noja suggeritrice di cattivi pensieri? Non è Lucifero il gran martire della noja? e i suoi pensieri e le sue azioni non sono da essa, solo da essa, ispirate? - In Enotrio - questa è la verità - io non vidi, ognora e sempre, che un mio nemico. E come no, se «egli non aveva per me che inquietitudine, sospetto, disdegno mal dissimulato e, forse, fittizio disprezzo»? Infatti, egli vedeva la mia reale superiorità appetto a lui, ma non si piegava a riconoscerla - l'invidioso! - e ostentava disprezzo per me . «La mia vera virtù egli non riconobbe pubblicamente giammai» - l'invidioso! - «La sua lode pubblica non mi venne se non per una canzone di struttura scolastica, di sonorità usuale e di numero oratorio, e tal lode, che poteva parere ambigua ai sottili» - l'invidioso! -«Quando lesse la Salutazione che conchiude la Laus Vitae, mi scrisse una lettera piena di triste modestia con la mano che non aveva già soppessato quel mio volume novissimo a cui si raccomanda il mio nome nel tempo» e anche nell'eternità; ma questo la mia modestia non vuole ch'io l'asserisca. - Sì, egli era invidioso dello splendore della mia Laus Vitae, che è il più grande poema apparso sulla terra dopo la Commedia di Dante. - «Tuttavia il sentimento ch'io ebbi della sua umanità.... (cioè, del suo umanesimo... egli conosceva il latino, forse, bene quanto me)... fu sempre pieno di luci... (vi confesso che nel dir questo non so veramente che cosa io intenda dire) - e denso di ombre patetiche». - Che cosa siano le ombre patetiche delle quali fu sempre pieno il sentimento ch'io ebbi della umanità di Enotrio, chiedetelo alla mia penna, alla quale spesso io soglio lasciar libertà completa di scrivere ciò che più le talenta, precisamente come faccio col mio cavallo e colla mia automobile, ch'io lascio senza freno e senza guida, specie in prossimità di burroni e di precipizi, come vi ha fatto sapere quello dei miei figli che è stato battezzato col glorioso mio omonimo.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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