«Dalla stanza attigua il Sommaruga si fece alla soglia e disse: Ah!, ecco il D'Annunzio! - E, dinanzi al mio sbigottimento una sghignazzata chioccia agitò il pomo d'Adamo nel lungo collo del Sommaruga», il quale conosceva assai bene le mie arie, le mie pose, le mie ritrosie, i miei rossori e i miei sbigottimenti di imprestito. - Enotrio mi guardava, mi guardava, mi guardava. «Io mi copersi di rossore, ma non distolsi lo sguardo in me fiso», come era allora mio costume quando volevo affascinare. «E per quello intuito precoce d'ogni animalità che era in me fin d'allora lucidissimo, per entro a quei piccoli occhi di cignale - (per non dire addirittura di porco) - maremmano accanato, vidi....» - Ciò ch'io vidi lo so io, ma a voi nol dirò; vi dirò invece questa coglioneria: io vidi fluttuare la rimembranza dei duri angusti giovani anni non rotti se non da sogni lagrimosi». - E godo nel vedervi sgranar gli occhi a interrogarmi che c.... io intenda dire, come se io lo sapessi. Domandatelo alla mia penna. Certo è che «tanta era allora la gentilezza della mia natura, ch'io ebbi, quasi, un moto di pudore» - e dico quasi perchè, in verità, quel moto di pudore io non lo ebbi: io non ho avuto, io non ho, io non avrò mai pudore; non per nulla lo Scarfoglio mi ha chiamato puttanella sfacciata. - Dunque dicevo che «io ebbi quasi un moto di pudore, come per celare o velare dinanzi a quel rammarico la corporale armonia che irradiava di felicità tutto il mio essere». Giacchè - e questo voi lo sapete - io m'ero tantissime volte guardato nudo allo specchio, ed ogni volta mi ero sempre più innamorato di me stesso, tanto io, allora, era bello!
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