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      ... Ma, capì egli il significato del mio dono? Un altro giorno dalla Versilia gli mandai un'ode curvata in ghirlanda con l'arte mia più leggiera... Capì egli l'ironia? - Ma ora vo' dirvi come fu che ci incontrammo la prima volta. Ciò fu a Roma, per insidia. -Si pensi che eravamo allora due ragazzi e che io allora ero Gabrieluccio dalla riccia chioma e il favorito dei butteri platonici e non platonici del Capitan Fracassa, sicchè, verseggiando io e lui, ci eravamo scambiati molti messaggi affettuosi e quelle lodi acute d'artiere ad artiere, le quali, perchè acute, s'inseriscono alla cima dello spirito, la quale è, sì, una cima, ma fatta di spirito, e fanno dimenticare la grossezza dei solenni tangheri che oggi in Italia giudicano di poesia... - Ora, fu uno di cotesti tangheri... - Ma andiamo con ordine. - Trovandosi a Roma Giovannino, certo, desiderava di vedermi; ma nel momento di porre ad effetto il suo proposito, la timidezza, anzi la ritrosia ad essere da me veduto per la ragione che già vi ho detta, lo arrestava; nè i nostri amici riuscivano a persuaderlo, nè io riuscivo a scovarlo in nessun luogo, per la semplice ragione che anch'io ero ritroso a veder lui. Allora, uno dei tangheri cui accennavo poc'anzi, i quali oggi in Italia giudicano di Poesia, Adolfo De Bosis.... - (ma a me, per certe ragioni che non vo' dirvi, conviene che io lo chiami principe del silenzio, signore di quel Convito che fu presame di amistade frai pochi deliberati di opporsi alla nuova barbarie ond'era minacciata la terra latina - vuol dire la barbarie di Giosue, di Giovannino e


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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