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      mia!) - ricorse a un grazioso stratagemma. Me lo condusse di buon'ora (de bonne heure. Come conosco la lingua, io!) all'improvviso nella mia casa, dandogli ad intendere... - povero citrullo!... - che lo conducesse a vedere una statua di Calliope... - Allora io non m'ero dato alla vita orizzontale ed ero, perciò, povero in canna; basti dirvi che io abitavo in una selleria dei principi Borghese, a Ripetta, e non avevo se non un letto senza fusto, una panca da tenebre(21) e la grazia di respirare grandemente. .... Io ero mezzo vestito... Due confusioni si abbracciarono senza guardarsi, non volendo l'uno veder sè negli occhi dell'altro per la ragione che sapete... - Tuttavia ci tenevamo, vergognosi, per mano, gli occhi bassi e le guance soffuse di rossore... - Poi ci sedemmo sulla panca da tenebre. E vo' che il mondo si interessi a questo particolare: eravamo sani e resistenti entrambi... Mi chiederete: resistenti a che cosa?- Veramente non saprei in che modo dirvelo...; se potete, immaginatelo voi; solo vi dirò che una resistenza oscura si accumulava nelle nostre profondità..... - Infatti, egli doveva ancora alleggerirsi di quel troppo peso del corpo che, quando gli uscì fuori, prese il nome di Poemi Conviviali; io doveva ancora sgravarmi del troppo peso del corpo che, quando venne tutto fuori a piccoli pezzi, come accade agli stitici, ebbe da me il nome di Laudi. - O bel mattino in sul principio della state, quando Roma ha gli occhi chiari di Minerva - oh! che begli occhi! - la quale nutre a sua somiglianza i pensieri degli uomini!


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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