- Sappiate intanto che sanguigno e fumoso è il chiostro con sopravi l'ombra della torre quadrata, e nell'ombra è il pozzo, e, tra le due colonne, àvvi la carrucola di legno consunta che - ohimè! - non stride più, e fra gl'interstizî dello ammattonato - udite! udite! - cresce l'erba umile - non l'erba superba ed altezzosa, no, ma l'erba umile; - intorno intorno ai davanzali delle finestre - (vedete che grandi scoperte so far io!) - vasi di basilico! E poi, nell'altro cortile, fra il cotto, la gran tazza di pietra, il fonte senz'acqua, ove, ohimè!, nessuno si battezza più!, e il tabernacolo d'oro luccicante - vedete miracolo! - luccicante a traverso i vetri appannati; e nel vano della finestra, su una colonnetta, il Gallo che canta, e, da presso, il Vescovo colcato - dico colcato - sul marmo sepolcrale, che il Gallo che canta non risveglia più; infatti, io l'ho udito cantare, ma il Vescovo se ne è rimasto, lì, immobile, a dormire, ahimè! - E dietro l'altare irto di candelabri ferrei vidi le rudi arche di granito che l'ascia mistica, - la quale ne vale cento delle asce dei falegnami - tagliò nel sangue petrificato dei Martiri; e vidi la luce che passa nell'abside per gli alabastri fulvi, come quel miele amaro di cui si nutriva il Battezzatore...; cioè: io vidi la luce passare fra gli alabastri fulvi, come pei medesimi alabastri fulvi passa il miele amaro di cui si nutriva il Battezzatore! -Intanto voi domandate perchè oggi della città, ove per fato si spengono i nostri grandi poeti, io non vedo se non qualche piazza mortuaria e quel laberinto cristiano?
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